Ricevitore televisivo con mobile in legno di forma cubica e cinescopio da 17 pollici a visione diretta.
Sulla parete frontale, sotto allo schermo, sono inseriti due commutatori rotanti: uno per l'accensione e la regolazione del volume, l'altro (di cui è mancante la manopola) per la sintonia del canale.
Sotto allo schermo, in posizione verticale parzialmente nascosta, sono inseriti i comandi per la regolazione di amp. vert, tono, sincr. orizz., sincr. vert., luminosità, linear. vert, contrasto.
Il televisore è dotato di due altoparlanti posti lateralmente e di una presa per il collegamento di un altoparlante supplementare esterno.
All'interno dell'apparecchio troviamo il circuito di funzionamento a 21 valvole e 1 diodo al germanio con un raddrizzatore al selenio.
Per ricezione di programmi televisivi in bianco e nero.
La prima trasmissione televisiva risale al 1925, e fu realizzata negli Stati Uniti. Se inizialmente i televisori erano principalmente oggetti tecnologici riservati a pochi tecnici, a metà degli anni '30, con la realizzazione di tubi catodici adatti allo scopo, cominciò la trasformazione dei televisori in elettrodomestici.
I primi televisori avevano l'aspetto di mobili in legno il cui lato superiore era occupato dallo schermo e l'immagine veniva vista riflessa su uno specchio sistemato in posizione obliqua sopra lo schermo. Successivamente, ridotta la lunghezza del tubo catodico, fu possibile collocare il video in posizione verticale, direttamente sulla faccia anteriore del mobile. Questo semplificò la possibilità di visione collettiva. La televisione cominciò a divenire polo di aggregazione e passatempo per molte famiglie. Aumentò l'offerta di programmi televisivi.
In Italia la televisione arrivò con la ripresa economica dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel corso degli anni cinquanta l'innalzamento degli standard di vita medi portò anche ad una ricerca di oggetti simbolo di modernità e ricchezza come gli elettrodomestici. Televisori, frigoriferi e lavatrici divennero beni di consumo molto richiesti.
Le prime trasmissioni televisive ebbero inizio in Italia soltanto all'inizio del 1954 e a quella data erano ancora pochi gli apparecchi riceventi presenti sul territorio nazionale ed erano di grosse dimensioni e forme imponenti.
Nel 1956, alla “Mostra annuale della radio e della televisione”, la FIMI presentò, con il marchio Phonola, un televisore in bianco e nero 17 pollici con un design molto innovativo. Sergio Berizzi, Cesare Buttè e Dario Montagni progettarono per Phonola un apparecchio dall'aspetto molto diverso che separava schermo e comandi. Questo nuovo apparecchio, era già rivolto ad una possibile evoluzione della televisione alla luce dell'invenzione dei transistor e dei circuiti stampati.
Successivamente il design non seguì però questa idea della separazione di schermo e comandi ma le necessità di maggiore compattezza e riduzione dei volumi in senso orizzontale. Si arriva così agli anni sessanta e a nuovi televisori più piccoli e più economici, grazie anche all'uso dei transistor al posto che delle valvole (il primo modello fu un Sony del 1959). Nel frattempo anche l'offerta di programmi televisivi continuava ad essere ampliata.
In Italia, nel 1962, Marco Zanuso e Richard Sapper progettarono, per la Brionvega, il primo televisore a transistor il Doney 14. Ripensarono la distribuzione dei componenti della televisione in blocchi secondo le funzioni, facilitando così smontaggio e riparazioni.
La crisi degli anni settanta si fece sentire anche nel settore dell'elettronica di consumo. Inoltre gli enti pubblici italiani tardarono a scegliere tra i due sistemi di trasmissioni a colori PAL e SECAM e la televisione a colori fu introdotta, in Italia, solo nel 1973. Questo ritardo e la concorrenza del mercato Giapponese, sfavorirono le aziende italiane.
Nella seconda metà degli anni Settanta comparve il telecomando e cambiò il modo di rapportarsi con la TV.
Il passaggio alla microelettronica determinò un'ulteriore evoluzione della forma del televisore. Le ridotte dimensioni dei componenti permisero nuove forme e nuove ricerche estetiche.
La seconda metà degli anni '70, è stato il momento di televisori dalle forme squadrate di colori scuri, in sintonia con la moda dell'High-Tech di quegli anni. Grazie anche a nuovi materiali come il polistirene, materiale plastico che veniva tagliato con una lama riscaldata. Si comincia a puntare sull'alta definizione e sulla qualità del suono ( come con il TVC 26″ della Brionvega, disegnato da Mario Bellini).
Sarà Ettore Sottsass a sperimentare, a cavallo tra anni '70 e '80, nuove forme di design per realizzare televisori che possano rispecchiare la società e non solo esigenze funzionali dell'oggetto.
La successiva evoluzione tecnologica della televisione è data dall'avvento degli schermi a cristalli liquidi che hanno consentito un'ulteriore riduzione dei volumi. Nonostante questo l'attuale direzione del mercato non è verso televisioni in miniatura ma anzi verso l'uso di maxischermi.
Altro aspetto della televisione di oggi è la fruizione in digitale attraverso i personal computer.
L'apparecchio qui catalogato è stato progettato dal Reparto Ricerca e Sviluppo della FIMI S.p.A. e costruito nel suo stabilimento di Saronno negli anni 1956-60.