1. Un po’ di storia
L’uso della “latta” per impieghi legati agli alimenti risale al XIII secolo; è una storia lunga in cui sono chiaramente distinguibili le seguenti fasi:
- Uso per utensili da cucina (cucchiai, piatti, pentole) dal sec. XIII agli inizi dell’800;
- Uso per la conservazione degli alimenti (brevetto di Durand e De Heine del 1810);
- Uso di scatole metalliche per prodotti dolciari non solo con l’obiettivo di assicurarne una buona conservazione ma anche – grazie all’eleganza delle scatole – come strumento pubblicitario e di marketing (soprattutto a partire dagli inizi del ‘900).
Ancora oggi alcune aziende offrono una serie “vintage” dei loro prodotti dolciari utilizzando scatole metalliche con illustrazioni; un esempio è l’offerta dei biscotti, amaretti e panettoni con il marchio “Chiostro di Saronno Specialità” o anche gli “amaretti di Saronno” con il marchio Lazzaroni.
Riassumiamo di seguito la storia delle “scatole di latta”.
-
XIII secolo
In Germania – grazie ai giacimenti di ferro e stagno – si sviluppa la lavorazione della “banda stagnata” ossia di lamierini di ferro rivestiti da stagno. Il materiale ha la caratteristica di non alterare il sapore degli alimenti e viene quindi usato per realizzare utensili da cucina come cucchiai, pentole, piatti.
-
1750
L’Inghilterra comincia a sfruttare le sue miniere di stagno della Cornovaglia e diviene leader nella fabbricazione della “latta” per vari usi; nel 1885 su 131 fabbricanti di latta al mondo ben 97 si trovano in Inghilterra.
-
1810
Peter Durand e Auguste De Heine ottengono in Inghilterra il brevetto per un sistema di conservazione dei cibi utilizzante contenitori fatti in latta. Prima gli alimenti erano conservati in contenitori di vetro.
Un grande uso di contenitori in latta fu fatto in campo militare per la conservazione degli alimenti destinati agli eserciti.
-
1900
La prima azienda a utilizzare scatole di latta per i biscotti fu l’inglese Huntley & Palmers, fondata nel 1822.
Nel 1900 la Huntley & Palmer divenne leader al mondo nella produzione dei biscotti, aveva più di 5000 dipendenti ed esportava in tutto il mondo proprio utilizzando le scatole metalliche che favorivano il mantenimento della fragranza e della qualità dei biscotti.
Grazie alle scatole di latta il biscotto e altri articoli di pasticceria passavano da una produzione locale e artigianale a una di tipo industriale e con un mercato globale.
I vantaggi dell’uso delle scatole di latta per i biscotti erano molteplici:
a. La robustezza che consentiva una facilità di trasporto,
b. La leggerezza del contenitore,
c. La migliore conservazione del contenuto; bisognava evitare infatti che il biscotto assorbisse facilmente l’umidità perdendo la sua qualità ma nello stesso tempo bisognava evitare che diventare secco. Il contenitore in metallo veniva coadiuvato in ciò da carte avvolgenti speciali, oleose per i biscotti e la pasticceria secca in genere mentre per gli amaretti della Lazzaroni c’erano le caratteristiche veline, che permettevano di mantenere la loro tipica “croccanza”.
-
Le scatole di latta in Italia a partire dalla fine dell’ ‘800
In Italia la fabbricazione di scatole di latta per alimenti si diffuse alla fine dell’ 800 prima in Liguria (Sampierdarena , Oneglia, Savona) e poi a Milano con la nascita nel 1906 della METALGRAF che presto diventò leader nel settore e acquisì grossi clienti come ad esempio la Lazzaroni. Stabilì anche una succursale al sud a Napoli ed ebbe fra i suoi clienti famosi biscottifici come la Gentilini e la Loreti di Roma e anche i Monopoli dello Stato che utilizzava contenitori di latta per le sigarette.
Dopo la fase iniziale (fine ‘800) si ebbe uno sviluppo nella fabbricazione di scatole metalliche dal 1900 al 1918 a cui subentrò la crisi del dopoguerra. La ripresa si ebbe dopo il 1924. Contemporaneamente si assistette a una concentrazione delle industrie dolciarie; in Piemonte nel 1924 nacque la Unica che raggruppava la Talmone, la Moriondo e Gariglio, la Bonatti, la Idea, le Fabbriche Riunite Galatine e Biscuit e la Dora. L’Unica divenne presto una delle più grandi aziende del settore a livello europeo.
Tab. 1 – Aziende in Italia produttrici di scatole di latta per prodotti di pasticceria e le aziende dolciarie loro clienti
- L’Americana di Sampierdarena: Biscottifici di Torino come De Coster, Gatti, Marchisio-Wamar, Mondino e di Genova come la Saiwa.
- Casanova di Sampierdarena: Aziende in Piemonte come I.W.A.T. (Industria Wafer e Affini Torino), Baratti e Milano (TO), Chiarino (NO) e di Milano come Severino, Zaini.
- Società Anonima De Andreis di Genova poi fusasi nel dopoguerra con la Casanova (De Andreis & Casanova) con anche due filiali in Francia e Spagna: Clienti in tutta Italia come la Lazzaroni di Saronno, la Naj di Genova e Milano, la Parenti di Siena, la Bertini e Donati di Napoli
- Società Ligure Lavorazione Latta: Clienti in tutta Italia come la Lazzaroni, la SAIWA, la Dufour, la Marchisio
- Metalgraf di Milano: Clienti al Nord Italia come Lazzaroni, Delser, Franck, De Coster, Venchi e al Centro-Sud Italia come Gentilini e Loreti a Roma, Nunzia a L’Aquila e la Pelino a Sulmona
- Ebi Butti di Saronno: Lazzaroni di Saronno, Colussi, Doria
- Scatolificio Giuseppe Di Paola di Catania: Caflisch di Palermo
-
Il declino durante la Seconda Guerra Mondiale
Il declino delle “scatole metalliche per biscotti” iniziò in Italia durante la seconda guerra mondiale sia perché i metalli venivano riservati soprattutto per la produzione bellica e soprattutto perché i prodotti dolciari vennero messi al bando in quanto ritenuti “voluttuari”.
-
Il sopravvento del cartone e poi della plastica
L’uso del cartone e poi della plastica fanno diventare le scatole metalliche per biscotti oggetti di collezionismo.
2. Le illustrazioni nelle scatole di latta
Nella seconda metà dell’800 i prodotti alimentari e anche i biscotti venivano venduti sfusi. Le aziende li fornivano ai negozianti in grandi contenitori che – una volta vuoti – venivano ritirati dai rappresentanti, portati in fabbrica, puliti e di nuovo riempiti. La personalizzazione di questi grossi scatoloni metallici veniva fatta, come nelle precedenti scatole in legno, con un rivestimento stampato in carta.
Solo successivamente si passò ai contenitori individuali e alla vendita di prodotti confezionati. Nel caso specifico dei biscotti e in particolare dei “biscotti di qualità” i contenitori metallici divennero anche uno strumento di marketing e un innovativo mezzo pubblicitario. Si utilizzarono scatole litografate direttamente sul metallo in vari colori (cromolitografia), eleganti e con artistiche illustrazioni.
L’eleganza del contenitore voleva trasferire un messaggio e una percezione di alta qualità al contenuto della scatola. Il mercato target era quello della borghesia che godeva di un certo benessere e poteva permettersi il costo delle eleganti scatole. Dall’Inghilterra già alla fine dell’800 la moda dei biscotti di qualità si diffondeva in tutta Europa e in Italia ne erano protagoniste aziende come la Lazzaroni e altre che si cimentarono anche nella ricerca e uso delle scatole più belle.
Gli scatolifici si dotavano di studi grafici che proponevano nuove idee ai clienti o elaboravano insieme ad essi nuove illustrazioni; a volte venivano utilizzati anche rinomati artisti esterni. Fra questi: Leonetto Cappiello che lavorò per Wamar e per la Venchi (il “famoso Arlecchino della Venchi”), Marcello Dudovich che lavorò per la Unica, Eugenio Colmo detto Golia, Gino Buccasile, Guerzoni, il futurista De Pero che lavorò per la Motta.
Essenzialmente gli scatolifici fornivano quattro tipi di scatole metalliche:
- Scatole “grezze” ossia senza alcuna illustrazione; era poi compito dell’azienda dolciaria personalizzare la “sua scatola”;
- scatole con illustrazioni generiche (es. fiori, volti di bambini, ecc.); in questo caso la personalizzazione era fatta aggiungendo etichette di carta;
- Scatole non personalizzate all’esterno e con personalizzazione litografata nella parte interna del coperchio;
- Scatole completamente personalizzate e con illustrazioni scelte insieme al cliente.
Molto in voga furono le scatole che riportavano lo stemma reale con la dicitura indicante che l’azienda in questione era un “fornitore ufficiale” di casa Savoia. Re Umberto I concesse il suo “brevetto” alla Lazzaroni di Saronno, S.M. la Regina Margherita alla Luigi Rossa di Vercelli, e Vittorio Emanuele II alla Delser di Marignacco.
Anche lo Stato Pontificio autorizzò varie ditte a fregiarsi del riconoscimento di Fornitori Ufficiali.
Altre scatole facevano riferimento a particolari eventi ad esempio la scatola della De Coster realizzata dalla Metalgraf in commemorazione del Carosello Storico che si svolse a Torino nel 1929, in cui sono rappresentati Vittorio Emanuele III e la Regina Elena
3. Curiosità
- La Metalgraf realizzò per la Venchi una scatola in cui figurava il ritratto del fondatore, il cav. Silvano Venchi;
- Un soggetto fu riportato per parecchi decenni; si tratta dei “due vecchi” riprodotti già agli inizi del ‘900 sulle scatole della Talmone. L’illustratore fu il disegnatore tedesco Ochsner;
- Una scatola metallica originale fu quella adoperata per il trasporto della cassata siciliana (“cassata postale”); era rotonda e bassa e – a detta della pubblicità – garantiva la conservazione della cassata per un mese;
- La Saiwa per i suoi biscotti adoperò anche una scatola con una dedica di Gabriele D’Annunzio.
Alla Saiwa
“Queste vostre novissime scatole di biscotti fini superano in finezza e in bontà le migliori d’Inghilterra.
Son troppo squisite per me. Vi ringrazio e vi lodo….”
Il Vittoriale: 11 marzo 1929
Gabriele D’Annunzio
- Si diffusero anche contenitori metallici a forma di giocattoli (es. automobiline, autocarri). La moda venne dall’Inghilterra dove aziende come Huntley & Palmers, Jacon e Crawford avevano ideato bellissimi giocattoli (carrozze, navi, mulini a vento, orologi a pendolo, ecc.).
In Italia si ricordano il camion Fiat 18 prodotto dalla Cardini per la Elah e per il Biscottificio Italiano, l’Alfa Romeo 1500 realizzata dallo scatolificio Passero di Monfalcone per la Delser, la locomotiva e gli autobus prodotti dalla Cardini per la Perugina.
- Famosa fu la serie di trenta esemplari di scatole “Elefanti” realizzata per la Luigi Rossa che commercializzava caffè; le litografie erano di stile liberty e futuristico.
- La Saiwa durante il regime fascista a causa delle disposizioni che vietavano l’uso di parole straniere o percepite come tali dovette cambiare il suo nome in Saiva.
Galleria fotografica