Fonografo con giradischi automatico ad inserimento frontale del disco. Di forma parallelepipeda con bordi arrotondati in plastica bianca e gialla e poggiante su piedini in plastica. Lateralmente sono presenti due perni per l'inserimento di una tracolla ora mancante.
La parte anteriore, bianca, è occupata dai dispositivi d'uso. Sono presenti la fessura dove inserire il disco, il selettore per la velocità di riproduzione (45 o 33 giri) e il pulsante di espulsione del disco.
Nella parte superiore è inserita una rotella per la regolazione del volume.
Nella parte, gialla, contenente i meccanismi di funzionamento, è inserito un vano per l'inserimento delle batterie, con coperchio.
Lateralmente è presente un connettore per il collegamento a un alimentatore esterno.
Potenza d'uscita: 1W indistorto.
Uso: selezionare la velocità. Inserire il disco nella fessura. Il giradischi si avvia automaticamente.
La registrazione e riproduzione del suono ha inizio nel 1877 con il fonografo di Edison che utilizzava cilindri incisi come supporti. Nel 1889 invece venne brevettata da Bell e Tainter e successivamente rivisitata da parte di Berliner, la registrazione per incisione su dischi in gommalacca. Dopo un po' di sperimentazione, Berliner lanciò commercialmente l'apparecchio e i primi dischi, incisi su un solo lato, nel 1892.
Nel 1908 venne lanciato il disco inciso su due lati che aumentava la durata dell'ascolto. Questa caratteristica e il prezzo contenuto decretò il successo della tecnologia del disco.
Dopo i primi dischi 78 giri in gommalacca fu la volta dei dischi in vinile (PVC), introdotti nel 1948 negli Stati Uniti. Meno fragili, di diverso formato (16, 33, 45, 78 giri), con meno fruscii, decretarono la grande diffusione degli apparecchi per la riproduzione.
La riproduzione avveniva ponendo il disco su un piatto rotante fatto girare a velocità costante e predefinita. La rotazione del disco era assicurata da diverse tipologie di trasmissione (a molla, con motorino e cinghia, con pulegge, a trazione diretta, ecc). La riproduzione era poi affidata alla puntina di lettura appoggiata sul disco inciso. La puntina era parte di un fonorivelatore, detto “pick-up”, montato sul braccio del giradischi e costituito da una cartuccia comprendente la puntina di lettura e il relativo trasduttore elettromeccanico o piezoelettrico. In questo modo la vibrazione della puntina sul solco del disco in rotazione veniva trasformata in un segnale elettrico poi inviato ad un amplificatore e quindi all'altoparlante. La riproduzione meccanica del suono, vibrazione della puntina trasmessa ad una membrana che riproduceva il suono, diventa riproduzione elettromagnetica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale con la grande espansione dell'industria discografica, si ebbe una grande diffusione dei giradischi che divennero oggetti comuni in tutte le case.
Dalla fine degli anni '60 si diffusero anche i giradischi automatici ad inserimento frontale del disco, noti come “mangiadischi” che pur funzionando solo con dischi 45-33 giri di diametro 18cm e riproducendo i suoni con una qualità discreta ebbe molto successo soprattutto tra i bambini e i ragazzi.
Questo modello Lesa fu progettato dal designer G. De Goetzen e il prezzo al pubblico di questo modello Lesa era di circa Lire 14.900 escluse le batterie, nel 1969.
A metà degli anni sessanta iniziò la produzione delle audiocassette, destinate a sottrarre parte del mercato ai dischi in vinile per la loro semplicità d'uso e il basso costo.
Dagli anni '90, l'avvento delle tecnologie digitali ha relegato il vinile ad un mercato di nicchia costituito di appassionati o per usi specifici come ad esempio i dj.
Anche i mangiadischi furono prima sostituiti dai mangianastri portatili e poi dai lettori CD sempre portatili e dai lettori MP3.