Sabato 11 Marzo 2023 si è tenuto a Saronno un evento in ricordo dei drammatici scioperi del Marzo 1943. E’ stato organizzato dalla Cooperativa Casa del Partigiano di Saronno, dall’ANPI, dal Sindacato Pensionati Italiani CGIL e dalla CISL. Fra i relatori Carlo Ghezzi, Segretario ANPI Nazionale e Fondazione G. Di Vittorio, Stefania Filetti, Segretaria CGIL Varese e Giuseppe Nigro, storico e Direttore del MILS.
A conclusione dell’incontro tenutosi alla Casa del Partigiano, gli organizzatori si sono spostati al MILS per deporre un mazzo di fiori davanti alla lapide che ricorda i 38 dipendenti dell’Isotta Fraschini caduti per la libertà tra il 1944 e il 1945.
La lapide fu inizialmente sistemata nello stabilimento Isotta Fraschini di via Monterosa a Milano (25 Aprile 1948). Dopo la chiusura della sede di Milano, nel 1951 fu trasferita nello stabilimento di via Milano a Saronno.
Nel 1982 (il 25 Aprile) sempre nella sede Isotta Fraschini di Saronno fu inaugurato anche un monumento dedicato ai 38 martiri.
Dopo la chiusura dello stabilimento di Saronno, sia la lapide che il monumento furono conservati dal Gruppo Anziani Isotta Fraschini e nel 1994 il monumento fu trasferito nel piazzale del Municipio di Saronno mentre la lapide fu sistemata al Museo delle Industrie e del Lavoro del Saronnese.
La lapide e il monumento riportano i 38 nomi dei dipendenti che hanno combattuto per la libertà sacrificando la propria vita.
Due ex dipendenti Giacinto Romano Canazza (in Isotta Fraschini dal 1972 al 1986) e Maurizio Cicardini (in IF dal 1963 al 1990), grazie a una paziente ricerca, hanno tracciato un profilo dei 38 martiri e raccontato gli episodi che li hanno coinvolti; è nato così il volume “Oltre la Fabbrica” pubblicato nel 2015 da Pietro Macchione Editore.
Dei 38 martiri dell’Isotta Fraschini sei lavorarono nello stabilimento di Saronno: Pietro Borella, Luigi Carnelli, Carlo Ceriani, Gaetano Codarri, Aramis Croci e Angelo Poletti.
Ripercorriamo alcune di queste storie, così come raccontate nel libro “Oltre la Fabbrica”:
• Pietro Borella insieme ad altri partigiani il 26 Aprile 1945 affrontò una colonna di fascisti in ritirata appostandosi sul ponte dell’autostrada di Uboldo; nel conflitto a fuoco Pietro Borella morì insieme ad altri 3 componenti del gruppo partigiano. Una delibera del 12 Febbraio 1947 cambiò il nome della via Principe Umberto a Saronno nell’attuale Via Caduti della Liberazione e sistemò una lapide che ricorda anche il nome di Pietro Borella.
• Luigi Carnelli nacque a Cislago e lavorò all’Isotta Fraschini di Saronno nella sezione Fonderia ; fu comandante, assumendo il nome di battaglia di “Tito”, della 183^ Brigata Garibaldi attiva nel Saronnese e costituita a metà del 1944. Con uno stratagemma (gli dicono che la madre stava male) venne convinto a lasciare il lavoro e andare a casa ma lungo la strada nei pressi di Gerenzano venne fermato e giustiziato. Era l’Agosto del 1945.
• Carlo Ceriani nato a Saronno morì il 29 Aprile 1945 in seguito alle ferite riportate durante un attacco di aerei alleati alla sezione Fonderie dell’Isotta Fraschini di Saronno avvenuto il 25 Dicembre 1944.
• Gaetano Codarri fece parte anch’egli della 183^ Brigata Garibaldi e partecipò a parecchie azioni; morì il 1° Maggio 1945 in seguito a una grave ferita riportata accidentalmente con la propria arma da fuoco. Anche il suo nome è ricordato nella lapide di via Caduti della Liberazione.
• Aramis Croci fu un trapanista trasferito da Milano all’Isotta Fraschini di Saronno. Un giorno suonò la sirena dell’allarme ma lo fece non per un’emergenza ma per dare inizio a uno sciopero delle maestranze. Aramis non apparteneva a un gruppo organizzato di partigiani; il suo fu un atto spontaneo, individuale. Venne scoperto con uno stratagemma, arrestato e deportato in Germania. Morì durante la “marcia della morte”, il trasferimento dei prigionieri dal Lager di Buchenwald a quello di Clausthal.
• Angelo Poletti lavorò all’Isotta Fraschini di Milano ma per qualche mese fu trasferito a Saronno. Fu arrestato mentre andava a prelevare armi per i compagni. Rimase per molto tempo a San Vittore dove subì sevizie; la mattina del 10 Agosto 1944 – insieme ad altri 14 partigiani – venne svegliato all’alba e trasferito e fucilato a Piazzale Loreto. I corpi senza vita di questi antifascisti dovevano essere di monito per tutti i cittadini che avrebbero voluto ribellarsi al regime nazi-fascista.